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Erede di una delle più importanti dinastie industriali d'Italia, Giovanni Pirelli (1918-1973) rifiuta il ruolo di imprenditore nell'azienda di famiglia per intraprendere un'altra strada, e dedicarsi alla scrittura. L'esordio narrativo è del 1952, con "L'altro elemento"; seguono la raccolta "L'entusiasta" (1958) e il romanzo di fabbrica "A proposito di una macchina" (1965). Intellettuale complesso e affascinante, Pirelli imbocca percorsi insoliti e mai scontati, a cominciare dalla pubblicazione delle "Lettere di condannati a morte della Resistenza" (italiana ed europea, 1952 e 1954), curate insieme a Piero Malvezzi. Ricostruendone la vita, il volume - frutto di una lunga ricerca condotta in numerosi archivi, in particolare nell'archivio personale di Pirelli, accessibile in tutta la sua ricchezza, e attraverso molte testimonianze orali - illumina aspetti originali, a tratti tormentati e controversi, del suo lavoro e dei suoi posizionamenti politici, dalla militanza nel Partito socialista alle esperienze nella Nuova sinistra. Al centro di molteplici iniziative culturali e politiche, curioso ed eclettico, sperimenta teatro, musica e cinema. Dai primi anni Sessanta la sua attenzione si focalizza sui movimenti anticoloniali: mediatore delle opere di autori come Frantz Fanon in Italia, intrattiene rapporti con altri leader ed esponenti di quei movimenti, come Cabral, Neto e Franqui, e viaggia molto, in Africa, a Cuba, negli Stati Uniti, in Cina. Un instancabile impegno, un'incredibile rete di relazioni con alcuni tra gli intellettuali più influenti del suo tempo. La morte improvvisa interrompe bruscamente le attività di Pirelli. Da subito l'eterogeneità dei suoi interessi e rapporti si traduce in una memoria polifonica e contesa: ed è a questa molteplicità di voci e di sguardi che il volume dà spazio, evitando di irrigidire una figura così complessa in una maschera, e proponendo invece al lettore, in maniera originale e feconda, nuove scoperte e nuovi interrogativi.